martedì 6 gennaio 2015

L'abbraccio: un sistema di sicurezza che fa paura









Voglio ritornare a quel senso di solitudine che molti vivono, sperando che prima o poi nella propria vita accada qualcosa di straordinario che la riempia e che li renda finalmente felici e completi. 


Uno dei desideri più intimi è quello di poter essere sicuri che al rientro a casa si possa essere accolti da un caloroso abbraccio. 


Perché l’abbraccio è  un contenitore affettivo che attiva il sistema di sicurezza e conforto.


Quando si vive una situazione destabilizzante vogliamo parlarne e condividerla con qualcuno e la ricerca dell’abbraccio è una delle spinte alla quale potersi abbandonare. 


Stare bene con un’altra persona, sentirsi capiti e accolti nel problema che si sta vivendo è rassicurante. 


Quello che accade è che la gran parte delle volte l’abbraccio sembra non appartenere più alla "consuetudine di un’età adulta" e spesso se ne ha timore, crea imbarazzo o addirittura vergogna, sia nel darlo che nel riceverlo. 


Tutto questo è racchiuso all’interno del nostro apprendimento comportamentale.


Durante la nostra crescita ognuno di noi riceve degli insegnamenti dettati da "norme genitoriali”, per cui impara che certe cose vanno bene e altre meno bene, che certe cose vanno fatte e altre no, che puoi essere giudicato più o meno bravo a seconda di quello che fai o non fai e che determinati aspetti emozionali non vadano né esternati né accolti.



Un po’ come il pianto di un bambino, quante volte abbiamo sentito dire: “perché piangi adesso? Non c’è bisogno di piangere”? 


Non so se faccia più paura stare con il pianto del bambino, o il fatto stesso che molti adulti non si sono dati a loro volta la possibilità di piangere e che quindi non avendone fatto esperienza, si trovino persi e non sappiano che cosa stia accadendo. 


Quante difficoltà si incontrano nel darsi la possibilità di condividere il nostro dolore o di contenere il dolore dell’altro attraverso il contatto fisico? 

Avete mai provato a stare all’interno di un abbraccio più di pochi secondi? Eppure un neonato all’interno dell’abbraccio della propria mamma si calma, si addormenta, si culla beato, avvolto dal calore affettivo. 


Siamo nati all’interno di un abbraccio… la sua ricerca è un istinto primitivo che appartiene alle nostre radici più profonde… 

soffermatevi e ascoltatevi!! 

provate a pensare a quante volte avreste voluto, ma non vi siete dati la libertà di abbracciare; 


pensate a quante volte invece l’avete fatto ma non siete riusciti a goderne appieno e che cosa ve lo ha impedito.

Provate a darvi la possibilità di fare questo tipo di esperienza, nella condivisione di un aspetto della vostra vita, con una persona della quale vi fidate! 


perché scatti l’abbraccio ha da svilupparsi un sistema empatico tra due persone, di fiducia e rispetto!


L’abbraccio non è per tutti e da tutti, ma è per tutti quelli che lo desiderano e lo vogliono dare.


Nessuno è troppo grande per un abbraccio. Tutti vogliono un abbraccio. Tutti hanno bisogno di un abbraccio. (Leo Buscaglia)

Un abbraccio vuol dire “Tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende”. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita. (Paulo Coelho)


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