giovedì 8 gennaio 2015

L'eloquenza muta di un gesto: l'Ascolto


 Che cosa accade quando ci ritroviamo accanto ad una persona che soffre?
Quali strategie mettiamo in atto? 
Sembra strano ma è molto più semplice stare con il nostro dolore che con quello degli altri!! 
Con noi sappiamo come comportarci, come gestirci, ma non sappiamo cosa fare quando l’altro soffre! 
spesso ci ritroviamo ad attivarci con l’intento di far piacere, per fare qualcosa di inaspettato in modo tale da sentirci utili,  o all’opposto, ci allontaniamo totalmente dalla situazione. 

In entrambe i casi, si cerca di mettere distanza. L’importante è non entrare in contatto emotivo.
Vi siete mai chiesti il perché?
Perché è così complesso stare accanto ad una persona che soffre?
Perché fa così paura?
            Avete mai provato ad Ascoltare?
Non parlo soltanto di ascolto in senso stretto del termine, ma parlo anche di ascolto “osservante e comunicante".
            Avete mai provato a condividere del tempo in silenzio con una persona?
Una persona che soffre ha bisogno di vicinanza e comprensione di ciò che le sta accadendo, ha bisogno di sentirsi accolta nel peso che essa stessa sta dando all’accaduto. Con questo intendo dire, che ognuno di noi è unico e ha diritto ad esprimere con la propria intensità e unicità il dolore che sta provando. 
Ognuno di noi, viene stimolato in qualcosa che può essere più o meno doloroso a seconda del tipo di vissuto. 
Nessuno dunque, a parità di perdita, può decidere con che intensità e in che tempi debba superare o elaborare il dolore l’altra persona. 
Nel momento in cui c’è questa richiesta abbiamo da fare i conti con noi stessi e capire come mai è così difficile per noi sostenere il dolore dell’altro!! 
Stare in Ascolto è un’arte che si può sviluppare e soprattutto è un mezzo di comunicazione che tutti possediamo! 
e sì, Ascoltare vuol dire saper comunicare!! 
sedersi accanto ad una persona mentre questa piange, o ci parla del proprio dolore all’infinito, vuol dire saper ascoltare in maniera “osservante” ciò che sta vivendo l’altro e saper comunicare che la comprendiamo nel suo dolore, che è unico. 
Non abbiamo potere nei confronti dell’altro e non possiamo cambiare la situazione, ma possiamo comprenderla e non c’è altro modo che la 
vicinanza empatica, 
l’Ascolto empatico. 
L’empatia è la capacità di entrare in contatto con lo stato dell’altra persona senza farsene carico. 
Non significa sostituirsi all’altro, ma significa entrare in contatto con l’altro, 
non significa fare per l’altro, ma significa comprendere l’altro, sostenere l’altro con la vicinanza affettiva. 
Spesso nel fare per l’altro si rischia di mettere in atto un processo di svalutazione di quello che l’altra persona sta vivendo. Questo, accade in maniera inconsapevole e del tutto spontanea, proprio perché c’è un profondo desiderio che quel dolore si plachi il prima possibile.
Spesso sentiamo dire: “meglio adesso che dopo” (a chi soffre l’ordine temporale non aiuta), "non sei il solo o la sola” (ognuno è unico nel proprio dolore), "stai ancora così?” (ognuno deve essere rispettato nel proprio tempo), “almeno tu…”, "ci sono cose più gravi” (tali frasi svalutano il problema dell’altro). 
Datevi la possibilità di fare esperienza nell’Ascoltare chi vi sta accanto in maniera empatica!!
datevi la possibilità  di prendervi cura di quello che sta accadendo dentro di voi, perché la realtà è che 
stare accanto all’altro è una scelta vulnerabile, 
nel far entrare il dolore dell’altro io ho da fare i conti con ciò che sta stimolando in me quel dolore. 
Stare in silenzio accanto ad una persona che soffre è molto complesso, ma ci dà la possibilità di entrare in contatto con l’altro e di accompagnarlo nel proprio dolore, 
ci dà la possibilità di entrare in contatto con noi. 
          Non abbiate timore, provate a fermarvi e ad ascoltarvi!
“Raramente una risposta può migliorare le cose.” 
 “A volte è meglio affidarsi all'eloquenza muta di un gesto, a quella fede senza parole che non predica, ma pratica ciò che ritiene più importante." (Raniero Regni )
"Quando l'orecchio si affina diventa un occhio.” (Rumi, poeta e mistico persiano del XIII secolo)

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